Il Piccolo Principe è un libricino per bambini che ha molto da insegnare ai grandi.
Un libro che da più di 60 anni ha fatto il giro del mondo, è stato tradotto in oltre 250 lingue. Ha da sempre affascinato i bambini e ispirato i genitori con riflessioni semplici ma fondamentali per il buon vivere.
Durante il suo girovagare da un pianeta all’altro il Piccolo Principe incontra strani personaggi, chiari esempi di come sarà lui da grande se non farà attenzione a:
Ciao, sono Marco Venturi e aiuto le persone nello sviluppo personale in tempi brevi con articoli, podcast, ebook e audio.
Evitando quindi anni di tentativi fallimentari e rinunce nell’essere più sani, efficaci e liberi (sopratutto da se stessi) con il metodo delle mappe mentali.
Il Piccolo Principe è un “must have” da conoscere …
La versione audio libro
«Sei anni fa ebbi un incidente col mio aeroplano nel deserto del Sahara. Qualche cosa si era rotta nel motore, e siccome non avevo con me né un meccanico, né dei passeggeri, mi accinsi da solo a cercare di riparare il guasto.
Era una questione di vita o di morte, perché avevo acqua da bere soltanto per una settimana…
Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: “Mi disegni, per favore, una pecora?”…
E fu così che feci la conoscenza del piccolo principe.»
A cinquant’anni dalla pubblicazione negli Stati Uniti del libro, Il Piccolo Principe è divenuto un long seller internazionale, un testo chiave di formazione.
Antoine de Saint-Exupéry, il suo autore, era un aviatore e un umanista: adorava volare e s’interessava agli uomini.
Qualche mese dopo l’apparizione del suo capolavoro, scomparve in aereo sul Mar Mediterraneo.
Ma la favola del ragazzino dai capelli d’oro continua…
Il Piccolo Principe
Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato «Storie vissute della natura», vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto d’inghiottire un animale.
C’era scritto: «I boa ingoiano la loro preda Tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede».
Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno.
Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: «Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?»
Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore.
Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disanimato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani. Ho volato un po’ sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi è stata molto utile.
A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza è di grande aiuto.
Ho incontrato molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non è molto migliorata.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: «È un cappello».
E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.
Così ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poter parlare, fino a sei anni fa quando ebbi un incidente col mio aeroplano, nel deserto del Sahara.
Qualche cosa si era rotta nel motore, e siccome non avevo con me né un meccanico, né dei passeggeri, mi accinsi da solo a cercare di riparare il guasto.
Era una questione di vita o di morte, perché avevo acqua da bere soltanto per una settimana. La prima notte, dormii sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana.
Ero più isolato che un marinaio abbandonato in mezzo alt’oceano, su una zattera, dopo un naufragio.
Potete Immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: «Mi disegni, per favore, una pecora?»
«Cosa?»
«Disegnami una pecora».
Balzai in piedi come fossi stato colpito da un fulmine. Mi strofinai gli occhi più volte guardandomi attentamente intorno. E vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serietà.
Ma il mio disegno è molto meno affascinante del modello….
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Stammi al Meglio ciao Marco
Di tendenza
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Chi Sono
Sono Marco Venturi. Docente, ricercatore e imprenditore online.
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