La vita è piena di trappole nelle quali ricadiamo più volte per il fatto che rincorriamo la trappola numero uno, la felicità.
Tratti dal Best Seller la prefazione di Steve C. Hayes e parte dell’introduzione “voglio essere felice”
Ciao, sono Marco Venturi e aiuto le persone nello sviluppo personale in tempi brevi con articoli, podcast, ebook e audio. Evitando quindi anni di tentativi fallimentari e rinunce nell’essere più sani, efficaci e liberi (sopratutto da se stessi) con il metodo delle mappe mentali.
Prefazione
C’è qualcosa di tremendamente ironico nella felicità. In inglese, questa parola deriva da una radice che significa «per caso» o «un avvenimento», che dal lato positivo denota un senso di novità, meraviglia e apprezzamento per gli avvenimenti casuali.
L’ironia sta nel fatto che le persone non soltanto ricercano la felicità ma si sforzano anche di tenersela stretta soprattutto per evitare ogni senso di «infelicità». Purtroppo, questi stessi sforzi di controllo possono diventare pesanti, pianificati, chiusi, rigidi e inflessibili.
La felicità non è soltanto questione di sentirsi bene. Se così fosse, le persone che fanno uso di droghe sarebbero le più felici al mondo. In realtà, la ricerca dello star bene può essere un’impresa molto infelice. Non a caso i tossicodipendenti anglofoni chiamano l’iniezione di droga «fix» (in inglese il verbo «to fix» significa fissare, fermare, bloccare): cercano una soluzione chimica per bloccare qualcosa.
Come una farfalla immobilizzata da uno spillo su un tavolo, però, la felicità muore, a meno che non venga trattenuta con delicatezza. I tossicodipendenti non sono gli unici.
Con l’intenzione di generare un’emozione chiamata felicità, la maggior parte delle persone tende ad adottare un comportamento che è l’esatto opposto, con il risultato che poi si sente inevitabilmente malissimo e inadeguata.
Se non ce ne rendiamo conto, continueremo a cercare di fermare la felicità.
Questo libro si basa sull’Acceptance and Commitment Therapy/ACT, un approccio psicoterapeutico che ha solide basi scientifiche e che affronta in modo nuovo e originale il problema della felicità e della soddisfazione nella vita.
Invece d’insegnare nuove tecniche per inseguire la felicità, l’ACT ci insegna modi per ridurre la lotta, l’evitamento e la disconnessione dal momento presente. Russ Harris presenta questo approccio in modo molto accurato e creativo e al contempo accessibile.
In trentatré brevi capitoli esamina ordinatamente come ci infiliamo nella trappola della felicità e come possiamo uscirne attraverso la consapevolezza (mindfulness), l’accettazione, la defusione cognitiva e i valori.
Il messaggio gioioso di queste pagine è che non c’è motivo di continuare ad aspettare che la vita cominci. Il gioco dell’attesa può finire. Adesso.
Come un leone rinchiuso in una gabbia di carta, gli esseri umani sono generalmente intrappolati dalle illusioni della loro mente. Ma nonostante le apparenze, la gabbia non rappresenta di fatto una barriera in grado di tenere imprigionato lo spirito umano.
Esiste un’altra strada, e in questo libro il dottor Harris accende un faro potente e amorevole nella notte illuminando il cammino. Goditi il viaggio. Sei in ottime mani.
Steven C. Hayes, PhD Inventore dell’ACT Università del Nevada
Introduzione – La trappola della felicità
Voglio solo essere felice!
Immagina per un momento che quasi tutto ciò che credi su come raggiungere la felicità sia in realtà inesatto, fuorviante o falso. E immagina che siano proprio queste tue convinzioni a farti sentire infelice. E se in realtà fossero proprio i nostri sforzi per trovare la felicità a impedirci di ottenerla?
E se scoprissimo che quasi tutte le persone che conosciamo si trovano sulla stessa barca compresi tutti gli psicologi, psichiatri e guru dell’auto-aiuto che affermano di possedere tutte le risposte?
Non sto ponendo queste domande soltanto per attirare la tua attenzione. Questo libro si basa su una crescente mole di ricerche scientifiche secondo la quale ci troviamo tutti rinchiusi in una potente trappola psicologica.
Conduciamo la nostra esistenza affidandoci a molte convinzioni inutili e inesatte a proposito della felicità — idee ampiamente accettate solamente perché «tutti sanno che è così». Tali convinzioni sembrano assolutamente sensate, ed è per questo che le incontriamo in quasi tutti i libri di auto-aiuto che abbiamo letto.
Purtroppo, però, queste idee fuorvianti creano un circolo vizioso nel quale più cerchiamo di trovare la felicità, più soffriamo. E questa trappola psicologica è nascosta così bene che nulla ci fa sospettare di esserci dentro.
Questa è la cattiva notizia.
La buona notizia è che c’è speranza. Si può imparare a riconoscere la «trappola della felicità» e, cosa ancora più importante, si può scoprire come uscirne. Questo libro ti darà le abilità e le conoscenze per farlo. Esso si basa su alcuni nuovi sviluppi rivoluzionari della psicologia, un efficace modello di cambiamento denominato Acceptance and Commitment Therapy1 o ACT.
L’ACT (che si pronuncia «act») è stata sviluppata negli Stati Uniti dallo psicologo Steven Hayes e dai suoi colleghi Kelly Wilson e Kirk Strosahl. Si è dimostrata sorprendentemente efficace nell’aiutare persone afflitte dai problemi più diversi, dalla depressione all’ansia fino al dolore cronico e persino alla tossicodipendenza.
Ad esempio, in un importante studio, gli psicologi Patty Bach e Steven Hayes hanno usato l’ACT con persone malate di schizofrenia cronica e hanno riscontrato che quattro ore di terapia erano bastate a ridurre della metà i tassi di ulteriore ricovero in ospedale! L’ACT si è dimostrata molto efficace anche per problemi meno gravi che milioni di noi devono affrontare, come smettere di fumare e ridurre lo stress sul lavoro.
A differenza della maggioranza delle altre terapie, l’ACT ha un solido fondamento nella ricerca scientifica e per questo sta rapidamente acquistando consenso fra gli psicologi di tutto il mondo. Scopo dell’ACT è aiutarti a vivere una vita ricca, piena e significativa affrontando nel contempo efficacemente il dolore nel quale inevitabilmente ci imbattiamo.
L’ACT rende tutto questo possibile attraverso l’uso di sei potenti principi che ti permetteranno di sviluppare un’abilità, capace di migliorare la tua vita, denominata «flessibilità psicologica».
La felicità è normale?
Nel mondo occidentale abbiamo oggi degli standard di vita più elevati che mai. Abbiamo cure mediche, cibo, condizioni abitative e un’igiene migliori; più denaro, più servizi di assistenza e un maggiore accesso all’istruzione, alla giustizia, ai viaggi, alle diverse forme di svago e alle opportunità di carriera.
Di fatto, oggi la classe media vive meglio di una famiglia reale di non molto tempo fa. Eppure l’uomo di oggi non sembra molto felice. In libreria, i reparti dedicati all’auto-aiuto traboccano di libri su depressione, ansia, stress, problemi di relazione, varie dipendenze (fumo, alcol, shopping, ecc.) e altro ancora.
Nel frattempo, alla televisione e alla radio gli «esperti» ci bombardano quotidianamente di consigli su come migliorare la nostra vita. Il numero degli psicologi, psichiatri, counselor della coppia e della famiglia, assistenti sociali e life coach cresce ogni giorno.
Eppure, nonostante tanti aiuti e consigli, l’infelicità umana sembra non diminuire, ma al contrario crescere vertiginosamente! Non c’è qualcosa che non va in tutto questo?
Le statistiche sono impressionanti: ogni anno quasi il 30% della popolazione adulta soffre di un disturbo psicologico riconosciuto. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione è attualmente la quarta malattia al mondo in termini di frequenza, costi ed effetti debilitanti ed entro il 2020 diventerà la seconda.
Ogni settimana, un decimo della popolazione adulta soffre di depressione clinicamente rilevante, e una persona su cinque ne soffrirà in qualche momento della sua vita. Inoltre, un adulto su quattro, in qualche fase della sua vita, è dipendente dall’alcol o da altre sostanze ed è per questo che oggi ci sono più di venti milioni di alcolisti soltanto negli Stati Uniti.
Un dato che allarma e che induce a riflettere più di tutte queste statistiche è che quasi una persona su due, nel corso della propria vita, attraversa un momento nel quale prende seriamente in considerazione il suicidio e si dibatte con questa idea per un periodo di due settimane o più.
Cosa ancora più spaventosa, una persona su dieci a un certo punto tenta realmente di togliersi la vita. Pensiamo a queste cifre per un momento. Pensiamo ai nostri amici, familiari e colleghi. Quasi la metà di loro sarà o sarà stata a un certo punto così sopraffatta dalla disperazione da contemplare seriamente l’idea del suicidio. Uno su dieci ci proverà veramente. Chiaramente la felicità duratura non è normale!
Perché è così difficile essere felici?
Per rispondere a questa domanda, proviamo a fare un viaggio indietro nel tempo. La mente umana moderna, con la sua sorprendente capacità di analizzare, pianificare, creare e comunicare, si è evoluta in gran parte nel corso degli ultimi 100.000 anni, da quando la nostra specie, Homo sapiens, è comparsa per la prima volta sul pianeta.
Ma le nostre menti non si sono evolute per farci «sentire bene» e raccontare barzellette, scrivere poesie o dire «ti amo». Le nostre menti si sono evolute per aiutarci a sopravvivere in un mondo pieno di pericoli.
Immagina di essere un primitivo cacciatore-raccoglitore. Di che cosa hai bisogno, essenzialmente, per sopravvivere e riprodurti? Di quattro cose: cibo, acqua, riparo e sesso. Ma nessuna di esse è importante se sei morto. Quindi, la priorità numero uno della mente dell’uomo primitivo era quella di prestare attenzione a tutto ciò che poteva costituire un pericolo e di evitarlo.
La mente primitiva era sostanzialmente un dispositivo per non farsi uccidere e si dimostrò di enorme utilità. Più i nostri antenati diventavano bravi a prevedere ed evitare il pericolo, più a lungo vivevano e più figli facevano.
Perciò, di generazione in generazione, la mente umana è divenuta sempre più abile nel prevedere ed evitare il pericolo. E ora, dopo 100.000 anni di evoluzione, la mente moderna è costantemente all’erta, impegnata a valutare e giudicare tutto ciò che incontriamo: è buono o cattivo? È sicuro o pericoloso? È dannoso o utile?
Oggi, tuttavia, la nostra mente non ci mette in guardia contro le tigri dai denti a sciabola o i pelosi mammut; i «nemici» sono invece perdere il lavoro, essere esclusi, prendere una multa per eccesso di velocità, rendersi ridicoli in pubblico, ammalarsi di cancro o mille e più altre preoccupazioni quotidiane.
Così trascorriamo un sacco di tempo a preoccuparci di cose che, il più delle volte, non succedono mai. Un’altra cosa essenziale per la sopravvivenza di un uomo primitivo è l’appartenenza a un gruppo. Se il tuo clan ti caccia via, non ci vorrà molto tempo perché i lupi ti trovino.
E allora, in che modo la mente ti protegge dall’esclusione dal gruppo? Confrontandoti con gli altri membri del clan. Mi sto integrando con gli altri? Sto facendo la cosa giusta? Sto contribuendo abbastanza? Sono bravo come gli altri? Sto facendo qualcosa per cui potrei essere allontanato?
Ti suona familiare? Le nostre menti moderne continuano a metterci in guardia rispetto alla possibilità di essere rifiutati e ci inducono a confrontarci con il resto della società. Niente di strano, quindi, se dedichiamo tante energie a preoccuparci di piacere!
Niente di strano se cerchiamo sempre dei modi per migliorarci o se ci deprimiamo perché «non siamo all’altezza». 100.000 anni fa dovevamo confrontarci soltanto con i pochi membri del nostro clan. Ma di questi tempi basta dare un’occhiata a un quotidiano, a una rivista o alla televisione per trovare immediatamente una miriade di persone più intelligenti, più ricche, più magre, più sexy, più famose, più potenti o più di successo di noi.
Quando ci confrontiamo con queste favolose creature mediatiche, ci sentiamo inferiori o delusi della nostra vita. A peggiorare ulteriormente le cose, oggi le nostre menti sono così sofisticate che possono costruire un’immagine di fantasia della persona che idealmente ci piacerebbe essere, e poi ci confrontiamo con quella! Che possibilità abbiamo? Finiremo sempre col sentire di non essere abbastanza.
Ora, per una qualsiasi persona ambiziosa dell’Età della pietra, la regola generale del successo è: prendi di più e migliora. Migliori sono le armi e più cibo si potrà uccidere. Maggiori sono le riserve di cibo, maggiori saranno le possibilità di sopravvivere ai periodi di carestia.
Più il tuo riparo è solido, più sarai protetto dalle intemperie e dalle belve. Più figli hai, maggiori saranno le probabilità che qualcuno raggiunga l’età adulta. Non sorprende quindi che la nostra mente moderna cerchi continuamente «di più e di meglio»: più denaro, un lavoro migliore, più prestigio, un corpo migliore, più amore, un partner migliore.
E se ci riusciamo, se effettivamente otteniamo più denaro o un’automobile migliore o un corpo di aspetto migliore, allora siamo soddisfatti per un po’. Ma presto o tardi (e di solito è presto), finiamo per volerne di più.
Così, l’evoluzione ha modellato il nostro cervello in un modo che ci fa essere strutturati per soffrire psicologicamente: per confrontare, valutare e criticare noi stessi, per concentrarci su ciò che ci manca, per divenire rapidamente insoddisfatti di ciò che abbiamo e per immaginare ogni genere di scenario spaventoso, la maggior parte dei quali non si realizzerà mai.
Non c’è da sorprendersi che per l’uomo sia difficile essere felice!
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Altre risorse sono QUI
Stammi al meglio ciao Marco
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La verità per apprendere e ricordare non è come ci insegnano a scuola...
Esistono segreti per essere più felici?.. SI! Ho riassunto su questo pdf che puoi scaricare gratuitamente ciò che tutti noi cerchiamo da sempre, essere felici.
Chi Sono
Sono Marco Venturi. Docente, ricercatore e imprenditore online.
Su www.latuamappa.com condivido idee e mappe mentali per imparare e ricordare, essere più efficaci, sereni e liberi (sopratutto da se stessi :)